Nel mondo editoriale si sente sempre più spesso parlare dello sviluppo di modelli di business basati sui lettori, dove la conoscenza del pubblico e la risposta alle sue esigenze possono portare al successo.
Questa è un’affermazione che si sta facendo sempre più insistente, ma che trova una difficile applicazione pratica. Come possono gli editori chiedere ai propri lettori di acquistare contenuti creati sulle loro preferenze, quando fino a poco tempo fa gli stessi contenuti erano disponibili gratuitamente?
Il cambiamento è percepito ancor più difficilmente per quelle testate le cui entrate digitali provengono tutt’ora dalla pubblicità e che hanno una cultura editoriale che non si è evoluta nel tempo.
Quali sono le cose da fare prima di mettere i contenuti editoriali dietro un paywall? Principalmente tre.
La prima, l’editore deve coinvolgere tutta l’azienda e riconoscere ruoli che, fino a poco tempo fa, non erano completamente attivi nella vita del giornale. Marketing, IT, giornalisti devono lavorare insieme per migliorare la collaborazione fra redazione e azienda.
La seconda è farsi promotori di sé stessi. Spiegare ai lettori perché devono sostenere il giornale, comunicare caratteristiche proprie del giornale in cui i lettori devono ritrovarsi. Alcune testate internazionali hanno messo in campo iniziative volte esclusivamente al sostentamento del giornale, iniziative a cui i lettori hanno preso parte perché riconoscono il valore della testata.
La terza è investire nel digitale. Oggi i lettori hanno familiarità con le piattaforme digitali e si aspettano un’esperienza utente di un certo livello. E non basta pubblicare la notizia dell’ultima ora prima delle testate competitor, serve la gestione completa del lettore, dall’ingaggio fino alla sottoscrizione dell’abbonamento. Una gestione che deve avvenire senza soluzione di continuità.
Fonte --> Digital News Publication
Non va dimenticato poi un aspetto importante: la definizione delle tipologie di lettore che si vogliono acquisire. Il lettore è come un cliente, va conosciuto e sollecitato in precisi momenti del suo percorso di lettura. I dati possono venire in aiuto per definire come e quando ingaggiare i lettori, devono essere la guida di ogni strategia editoriale. I modelli di fruizione dei contenuti devono tenere in considerazione per ogni tipologia di lettore i canali di comunicazione (carta, web, sfogliatore), il genere, i diversi momenti in cui il lettore interagisce con il giornale.
Tante solo le soluzioni tecnologiche che possono aiutare a mettere in atto queste strategie. Abbiamo parlato nei mesi scorsi di come alcuni editori abbiano sfruttato il canale delle newsletter per aumentare il loro pubblico. La newsletter comunica un messaggio ma riporta dei dati: aperture (il lettore riconosce il mittente, la testata appunto), i clic (quali sono le notizie più lette), le pagine viste sul sito web (una volta cliccato su un contenuto, il lettore rimane sul sito del giornale e legge altri contenuti).
Questo è solo un esempio di come poter aumentare il valore di una testata e coinvolgere il pubblico fino a portarlo ad essere sostentamento del giornale stesso.
GMDE si confronta quotidianamente con le esigenze degli editori da una parte e gli sviluppi tecnologici dall’altra. Grazie ad una esperienza pluriennale sa consigliare la strategia migliore e gli strumenti utili per metterla in atto.
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